Rispondere
La risposta alla preghiera non è solo un'appendice, ma un frutto essenziale dell'incontro con Dio. Dalla contemplazione nascono nuovi modi di essere, pensare e pregare.
Tre principali forme di risposta
1. Ringraziamento
Atteggiamento: Sviluppare gratitudine per ogni aspetto della vita
Benefici:
Costruisce la vita spirituale su ciò che c'è, non su ciò che manca
Aiuta a vedere il bene e il bello in ogni situazione
2. Offerta
Essenza: Donare se stessi, non solo fare regali a Dio
Caratteristiche:
Offrirsi per quello che si è, non per ciò che si vorrebbe essere
Accettare di essere accolti e consacrati da Dio nella propria realtà
3. Domanda-intercessione
Fondamento: L'amore per Dio, per il prossimo e per sé sono interconnessi
Sviluppo: Il cuore si adegua gradualmente a quello di Dio
Manifestazioni:
Sentire il proprio cuore come luogo d'incontro tra Dio e le persone
Capacità di "ospitare" spiritualmente chi soffre o è in difficoltà
Atteggiamento: Apertura degli occhi, compassione attiva, disponibilità all'azione
Punti chiave da ricordare
La risposta alla preghiera coinvolge tutta la persona: mente, cuore e azioni
Il ringraziamento trasforma lo sguardo sulla realtà
L'offerta di sé è un atto di libertà e fiducia in Dio
L'intercessione è un'espressione concreta dell'amore per Dio e per il prossimo
La risposta alla preghiera deve tradursi in cambiamenti concreti nella vita quotidiana
Apri gli occhi, lascia agire la compassione, non temere quanto accade. Diventa la casa ospitale dove, nella preghiera come nella vita, gli uomini e le donne possano trovare rifugio.
Sintesi schematica di quanto troverai nella sezione
Arrivati alla contemplazione potremmo pensare non ci sia niente di più. In effetti spesso sarà così. Ci sarà la faticosa gioia di stare dentro il Dono e lasciare che la terra del cuore si imbeva dell'Acqua viva.
Eppure la preghiera non si ferma a questo. Dalla contemplazione nascono modi di essere, di pensare e anche di pregare che a questo punto possono pienamente fiorire, perché ora il cuore è purificato e disponibile.
NB: alcune delle dimensioni della preghiera che citerò sono normalmente narrate come forme utilizzabili in momenti diversi, connotando un tempo di preghiera in modo specifico: ad esempio un giorno lo dedico alla lode, un altro all'intercessione, un terzo al ringraziamento, un quarto alla supplica e l'ultimo alla adorazione. É una indicazione bella e buona, ma nel percorso che stiamo facendo, preferisco pensare ad alcune di queste forme di preghiera come a qualcosa che fiorisce dal silenzio, perché ho sperimentato la diversa qualità che esse assumono. Ovviamente questo non contesta la impostazione più diffusa che potete trovare ad esempio nel sussidio preparato nel 2024 in preparazione al Giubileo: qui trovate un estratto.
Tre possibili risposte oranti desidero suggerirti:
Ringraziamento
L'atteggiamento della gratitudine
Di seguito ti indicherò una serie di motivi sempre validi per ringraziare. Da questi potrai imparare e allenarti a riconoscere i mille motivi di gratitudine che ogni giorno si presentano alla tua porta senza essere visti.
È importante, però, capire che non si tratta tanto di trovare formule di ringraziamento, né motivi puntuali. Attraverso queste cose, infatti, ciò che puoi lasciar fiorire è:
l'atteggiamento della gratitudine,
la capacità di apprezzare la vita,
la gioia di gustare ciò che hai.
Questo atteggiamento del cuore è rivoluzionario.
Costruisce la tua vita spirituale su ciò che c'è, non su ciò che manca.
Ti aiuta ad avere uno sguardo capace di vedere il bene e il bello nella vita, qualunque cosa accada. Ti fa crescere nella fiducia in un Dio provvidente.
Mentre cresci in tale atteggiamento di gratitudine:
non vivi più lamentandoti perché non hai qualcosa che ritieni indispensabile;
smetti di mormorare e di dare la colpa al mondo intero;
cessi di rapportarti a modelli inarrivabili, anche di santità, e smetti di cercare di diventare qualcun altro.
Ringraziando, riconosci con gioia di non essere il padrone dei beni e del bene: tutto è dono - sempre! - e, dunque, niente è "tuo". Tutto è grazia.
Esercizi di ringraziamento
Alcuni passi per imparare a vivere nella gratitudine
La grande scuola di ringraziamento è la celebrazione eucaristica: eucaristia è, infatti, parola greca che significa esattamente "rendimento di grazie". Mentre celebriamo accogliamo la grazia di essere perdonati, ascoltare la Sua Parola, riceverlo nel Suo Corpo e Sangue e lo facciamo rivivendo nel memoriale i grandi eventi della salvezza. L'eucaristia narra le opere di Dio in Cristo, con un linguaggio così potente da abbattere la barriera del tempo e immergerci in quanto stiamo raccontando.
Il linguaggio della nostra preghiera personale, per sua natura più "debole", se tiene come sorgente la celebrazione ne mantiene la forza memoriale. E quando rendiamo grazie, gli eventi che ricordiamo è come fossero nuovi, donati in questo momento. Perché il ringraziamento non è solo sguardo sul passato: agisce ora, trasforma la realtà che stiamo vivendo.
Fai attenzione a dove e come la liturgia loda, ringrazia e benedice Dio per le sue opere. Vivi queste preghiere con maggior intensità, facendole tue e imparando stili e contenuti.
1. la scuola della celebrazione eucaristica
"Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi".
1Tess 5,15-18
Qualche suggerimento da san Pietro d'Alcantara
Il testo che segue offre una guida dettagliata alla preghiera di ringraziamento. Sebbene l'elenco possa sembrare esteso, non è necessario seguirlo integralmente ogni volta. Il suo valore sta nel suggerire temi di ringraziamento che vanno oltre le esperienze quotidiane.
Questa guida ci ricorda che ci sono doni nella nostra vita che non sono limitati al presente o al passato recente. Anche in una giornata difficile, possiamo riconoscere i semi di grazia piantati nel corso degli anni, che ora producono fiori e frutti nella nostra vita spirituale.
L'obiettivo è ampliare la nostra prospettiva, aiutandoci a riconoscere e apprezzare le benedizioni durature e profonde che arricchiscono la nostra esistenza, indipendentemente dalle circostanze immediate.
2. I semi di bene posti nel corso della nostra vita
"Terminata la meditazione, segue il rendimento di grazie, per cui si deve prendere occasione dalla meditazione compiuta, rendendo grazie a nostro Signore per il dono che in essa ci ha fatto.
Se la meditazione è stata sulla passione, si deve ringraziare nostro Signore perché ci ha redento con tante sofferenze, se è stata sui nostri peccati, perché ha atteso tanto tempo il nostro pentimento, se sulle miserie di questa vita, perché da tante di esse ci ha liberato, se sul momento della morte, perché ci ha liberato dai suoi pericoli e ha atteso il nostro pentimento, se sul paradiso perché lo ha creato per tanto bene, e così di ogni altra cosa.
A questi doni aggiungerà il dono della creazione, della conservazione, della redenzione, della vocazione, eccetera. E così ringrazierà nostro Signore perché lo ha creato a sua immagine e somiglianza, perché gli ha dato la memoria per ricordarsi di lui, l'intelletto per conoscerlo, la volontà per amarlo, perché gli ha dato un angelo che lo salvasse da tanti travagli e pericoli, da tanti peccati mortali e dalla morte, quando si trovava in essi; il che non fu altro che liberarlo dalla morte eterna; perché scelse di assumere la nostra natura e di morire per noi; perché lo ha fatto nascere da genitori cristiani e gli ha dato la grazia del santo Battesimo, dandogli in esso la sua grazia, promettendogli la sua gloria e accogliendolo come figlio adottivo; perché gli ha dato armi per combattere contro il demonio, la carne nel Sacramento della Confermazione; perché gli ha dato se stesso nel Sacramento dell'altare; perché gli ha dato il Sacramento della penitenza per recuperare la grazia perduta col peccato mortale e per le molte buone ispirazioni che sempre gli ha mandato e gli manda; per l'aiuto che gli ha dato nel pregare, nel fare il bene, nel perseverare nel bene intrapreso. A questi doni aggiunga gli altri generali e particolari che riconosce di avere ricevuto da nostro Signore.
Per questi e per tutti gli altri palesi e nascosti, renda grazie quanto più può e inviti tutte le creature sia del cielo che della terra perché lo aiutino in questo compito. Con questo spirito potrà dire, se vuole, il cantico “Benedite, opere tutte del Signore il Signore, lodatelo ed esaltatelo” (Dn 3,57). O il salmo “Benedici anima mia il Signore, quanto è in me benedica il suo santo Nome. Benedici il Signore anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe e guarisce tutte le tue malattie. Egli salva la tua vita e ti corona di grazie e di misericordia…“ (Sal 102,1-4)".
3. Il bene incontrato e vissuto oggi
Ora sei pronto per guardare la tua vita oggi e cogliervi il bene che sta agendo ora. Noi tendiamo a porre l'attenzione sugli aspetti problematici o malati della giornata, mentre essa presenta anche moltissime occasioni di bellezza, salute, vita piena. Quelli che seguono sono solo esempi di metodi per educarci a un nuovo sguardo, trova tu ciò che è più semplice e utile per te:
1. Diario della gratitudine:
- Ogni sera, scrivi tre cose per cui sei grato quel giorno.
- Sforzati di trovare nuovi motivi ogni giorno, anche nelle piccole cose.
2. Rituali di ringraziamento:
- Prima dei pasti, esprimi gratitudine per il cibo e chi l'ha preparato.
- Al risveglio, ringrazia per un nuovo giorno di opportunità.
3. Trasforma le lamentele:
- Quando ti sorprendi a lamentarti, fermati e trova un aspetto positivo della situazione.
- Sfidati a non lamentarti per un'intera giornata.
4. Gratitudine nelle relazioni:
- Esprimi apprezzamento specifico alle persone nella tua vita quotidiana.
- Nota e ringrazia per i piccoli gesti di gentilezza degli altri.
5. Gratitudine per le sfide:
- Alla fine di una giornata difficile, trova tre modi in cui le sfide ti hanno fatto crescere.
- Ringrazia per la resilienza che stai sviluppando.
Offerta
Chi ama non si accontenta di fare regali. Chi ama dona se stesso. Chi si sente amato di amore gratuito impara a ridonare lo stesso amore, non per dovere, ma nella gioia del darsi senza riserve.
In molte preghiere eucaristiche troviamo questo stesso desiderio: “Accogli anche noi, Padre santo, insieme con l’offerta del tuo Cristo”, che fa eco all’annuncio di Paolo sul dono di poter accedere al vero culto spirituale offrendo i nostri corpi, la nostra intera realtà umana (cfr. Rom 12,1).
Non è facile ogni giorno tornare a offrire noi stessi.
Vorremmo poter scegliere i momenti giusti, quando siamo messi meglio, quando non abbiamo peccato, quando siamo stati più coerenti e perfetti.
E invece questo donarsi ha senso proprio nei giorni "sbagliati", perché non diventa orgoglio, ma stabilisce nell’umiltà.
Dio ci accoglie e consacra per quello che siamo, non per ciò che vorremmo essere.
Padre mio,
io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l'anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.
Rapisca, ti prego, o Signore,
l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perché io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire
per amore dell’amor mio.
Charles de Foucauld
Attribuita a San Francesco
Fermiamoci un attimo a riflettere su questo atteggiamento del cuore, che in prima battuta potrebbe sembrare troppo distante, forse adeguato a una claustrale o ad anime speciali. In realtà noi conosciamo e viviamo già ordinariamente questo modo di pregare.
Ci richiamiamo ancora all'esperienza della celebrazione eucaristica nella quale sperimentiamo un continuo scambio di doni, dove ciò che è accolto è ridonato, senza trattenere nulla:
il Padre dona grano e uva,
l’uomo li trasforma con il suo lavoro in pane e vino e
li offre a Dio,
il Padre accoglie questi doni e,
per opera dello Spirito li trasforma nel Corpo e Sangue del suo Figlio,
noi accogliamo il corpo del Signore risorto e
ci uniamo a Lui- divenuti suo corpo - nel donarci al Padre.
Pensiamo alla grande “dossologia” che conclude la preghiera eucaristica (“Per Cristo, con Cristo…”) nella quale il celebrante celebra la lode, l’onore e la gloria del Padre mentre i suoi gesti sono quelli dell’offerta del Corpo e del Sangue.
Come vedi questo continuo scambio, nel quale non ci si dona solo qualcosa, ma se stessi, fa già parte del tuo mondo spirituale quando preghi comunitariamente. Il suggerimento è di vivere le medesime dinamiche anche nella preghiera personale, non trattenendo nulla di ciò che è donato.
È interessante notare che l’esperienza di questo modo di pregare conduce ad una situazione particolare: resto senza nulla e tutto resta dono. Sperimento la pace dei veri poveri, la gioia di essere amato e amare senza possedere, la bellezza di vivere come Dio, la libertà di non avere niente di proprio che non sia dono da donare.
A questa logica del dono ci esorta anche san Francesco (non casualmente in un contesto eucaristico): “Guardate, fratelli, I'umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre”.
Domanda-intercessione
Spero di averti fatto capire, nel corso del nostro discorrere, che ogni singolo passaggio interiore ha bisogno di essere anche esteriore. Non capisco il mistero di Dio, se non mi apro anche al mistero dell'uomo e viceversa.
D'altra parte "il comandamento" è chiaro:
Allora si avvicinò a lui uno degli scribi che li aveva uditi discutere e, visto come aveva ben risposto a loro, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è:Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Il secondo è questo: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi»" (Mc 12,28-31).
I tre amori - Dio, il prossimo e se stessi - sono legati in modo direttamente proporzionale. Se uno cresce o diminuisce gli altri lo seguono. Ad ogni passaggio della vita di preghiera che ti ho suggerito corrispondono un nuovo sguardo sull'uomo e un seme di amore che comincia a germogliare.
Arrivati al termine della preghiera il cuore ha cominciato ad adeguarsi a quello di Dio. All'inizio del cammino durerà il breve spazio dell'orazione, in seguito toccherà sempre più il resto della vita.
Ci saranno giorni nei quali quasi "sentirai" che il tuo cuore diventerà il luogo dell'incontro tra Dio e le persone per cui stai pregando, o tra nemici che lì si parlano. Oppure potrai ospitare e accarezzare e consolare qualche sconosciuto che da qualche parte del mondo vive nell'abbandono.
Lascio la parola ad un maestro di vita spirituale:
I gradi superiori della preghiera, in cui essa si slancia verso la perfezione, sono contrassegnati dalla supplica fervente accompagnata dalle lacrime in favore degli altri. E come se il progresso nella vita di preghiera ti fosse in realtà accordato a vantaggio dei tuoi fratelli deboli che non sanno pregare. "Pregate gli uni per gli altri, per essere guariti” (Gc 5,16).
In altre parole, il progresso della tua intimità con Dio, che trova il suo centro nella preghiera, dipende fondamentalmente dal progresso della tua conoscenza dei fardelli degli uomini e dalla tua disponibilità a portarli insieme con loro con sempre maggiore generosità.
La capacità di prender parte alle sofferenze di coloro che soffrono, che sono malati o tribolati, e di condividere i loro pesi, non ti viene da una semplice filantropia umana, da una compassione passeggera o dal desiderio di essere benvisto o di ricevere elogi: una tale compassione infatti sarebbe votata a diminuire ben presto, e poi a scomparire. Ma è attraverso la preghiera perseverante, pura, sincera, che puoi ricevere questi sentimenti, come un dono di Dio che ti rende capace non solo di perseverare in tale comunione con i più deboli, ma anche di progredirvi a tal punto da non poter più vivere senza di loro (cf. 1Ts 3,8) e da non trovare riposo se non nella condivisione delle loro pene e delle loro sofferenze.
Il segreto di questo carisma sta nella tua comunione con Cristo, nella tua partecipazione alla sua natura e alle sue qualità divine, così che è lui ormai che suscita in te il volere e l'operare (cf. Fil 2,13). Così la condivisione delle sofferenze degli uomini e la comunione con Cristo dipendono strettamente l'una dall'altra; cosicché portare la croce di Cristo significa già di per sé prendere parte alla croce degli uomini, senza riserve, fino in fondo.
Matta el Meskin, Consigli per la preghiera, Edizioni Qiqaion - Comunità di Bose, 1988, pp. 62-64
Che fare?
Apri gli occhi sulla realtà che ti circonda, lascia agire la compassione, non temere quanto accade. Smetti di essere uno spettatore e diventa la casa ospitale dove, nella preghiera come nella vita, gli uomini e le donne possano trovare rifugio.
PS: Se hai bisogno di essere aiutato ad entrare in questo sguardo il nostro san Pietro d'Alcantara ha, ovviamente, scritto un lungo elenco - francamente eccessivo e ridondante per i miei/nostri gusti, ma lo abbiamo citato sino ad ora e mi sembra brutto ignorarlo - che puoi trovare a questa pagina: La richiesta in san Pietro d'Alcantara