Meditare
Sintesi schematica dei contenuti della sezione:
Tre approcci alla preghiera meditativa
1. Meditazione intellettiva
Definizione: Riflessione profonda su un testo o una verità
Caratteristiche:
Coinvolge intelligenza, memoria, fantasia, affettività
"Masticazione" o "ruminazione" del testo
Domande guida:
Cosa dice il brano in sé?
Cosa racconta del mistero di Dio e della realtà umana?
Cosa dice a me personalmente?
Come mi tocca? Quali pensieri e sentimenti suscita?
2. Meditazione immaginativa
Approccio: Immedesimarsi nel racconto biblico
Benefici:
Attiva la volontà e i sentimenti
Aiuta a vivere la preghiera come incontro d'amore
Pratica:
Immaginare i luoghi e le persone descritte
Entrare attivamente nell'episodio
Lasciare che il mistero contemplato illumini la propria vita
3. Meditazione cristiana
Caratteristiche:
Semplicità e ripetizione
Focus su una parola o frase breve
Metodo:
Scegliere una posizione comoda
Ripetere continuamente la parola o frase scelta
Usare la ripetizione per "abbassare il volume" dei pensieri
Tornare gentilmente alla parola quando ci si distrae
Punti chiave da ricordare
Ogni approccio ha i suoi benefici; sperimentare per trovare quello più adatto
La meditazione è un processo di guarigione e crescita spirituale
Non esiste un modo "sbagliato" di meditare; l'importante è la pratica costante
La meditazione può portare a una contemplazione più profonda
L'obiettivo finale è aprirsi all'incontro con Dio e trasformare la propria vita
Nota: Questi metodi non sono esclusivi; possono essere combinati o alternati secondo le necessità personali e la guida dello Spirito.
Quante forme di "meditazione" esistono?
Quando usiamo la parola "meditazione" parlando con qualcuno restiamo spesso confusi perché lo stesso termine identifica pratiche molto diverse. Anch'io mi sono trovato in difficoltà leggendo autori che usavano il termine riferendolo a realtà dissimili. Alla fine ho scelto di evidenziare tre modi di pregare che sono accomunati dal termine meditazione e li ho radunati in questa pagina sperando che ciò ti sia utile per distinguerli. In ultimo qualche minuscola annotazione su altri metodi di meditazione non appartenenti alla tradizione cristiana.
Qui sotto li trovi elencati con brevi citazioni che dicono l'elemento caratterizzante di ciascuna meditazione e poi sono riprese in modo più dettagliato nei diversi paragrafi.
Nel leggere ti accorgerai che ti troverai più in sintonia con una di queste modalità e ti verrà spontaneo utilizzarla. Ovviamente sarà la tua modalità principale, ma ti suggerirei di non ignorare le altre. Provale per alcuni giorni, sperimenta e ti accorgerai che a volte sarà utile un metodo, altre volte un altro. Come annotava san Pietro d'Alcantara, la meditazione "è qualche volta meditazione di pensieri che si possono raffigurare con l'immaginazione, quali i momenti della vita e passione di Cristo, il giudizio finale, l'inferno, il paradiso; altre volte è meditazione di pensieri che interessano più l'intelletto che l'immaginazione, come ad esempio la riflessione sui doni di Dio, sulla sua bontà e misericordia o qualunque altra qualità si riferisca alle sue perfezioni. Questa meditazione si chiama intellettuale, l'altra immaginativa e dell'una e dell'altra siamo soliti usare in questi esercizi secondo come richiede la materia.
La meditazione cristiana è abbastanza diversa dalle altre due, ma anch'essa può cambiare il nostro modo di pregare alcuni testi, trasformandoli in brevi versetti ripetuti, in gocce di Parola che irrorano profondamente il terreno. A volte può sostituire le altre, oppure le può integrare trasformandole in preghiera contemplativa.
Importante: di fronte alle diverse indicazioni che troverai potresti sentirti smarrito: "forse la preghiera è una cosa troppo complicata per me!". In effetti al primo approccio sembra di entrare in un mondo troppo artificiale. La preghiera non dovrebbe essere un sereno e familiare dialogo d'amore con Dio? Perché complicare tanto le cose?
Ovviamente il rischio c'è, ma ti rammento che non devi usare tutto ciò che viene suggerito. Ricordi? Sono attrezzi da lavoro che si usano al bisogno. E poi ti accorgerai usandoli che alla fine sono solo indicazioni di buon senso, dicono il modo migliore di usare intelletto, fantasia e silenzio. Una volta imparati potrai - dovrai - riprogettarli tu, su misura per il tuo dialogo con il Signore.
Intanto, al solito, non avere fretta. Datti tempo, lascia decantare le informazioni, sperimenta con calma. Potrebbero servirti molti mesi: bene! Nella preghiera non bisogna aspettare di avere imparato per pregare: ogni frammento di tentativo è già preghiera, il primo passo è già la meta.
"La meditazione è l'investigazione accurata, fatta con l'aiuto della ragione, di una verità nascosta".
"...è meditazione di pensieri che si possono raffigurare con l'immaginazione, quali i momenti della vita e passione..."
"...ripetiamo semplicemente una Parola, con dolcezza, nel silenzio del nostro cuore, senza interruzioni..."
"...focalizza l’attenzione sul momento presente coltivando un atteggiamento non giudicante"
Guido il certosino
Pietro d'Alcantara
John Main
Jon Kabat-Zinn
Se ti può servire eccoti un piccolissimo strumento che può darti una indicazione su quale metodo di meditazione potrebbe essere più adeguato per te in questo momento. Così avrai un possibile punto di partenza.
In seguito, come detto altrove, non dovrai aver paura di uscire dalla comfort-zone per provare altri sistemi, ma bisogna sempre partire dalla cosa più semplice e spontanea.
Prima di entrare nello specifico delle diverse meditazioni val la pena ricordare che il verbo latino mederi, dal quale deriva il termine meditazione, significa guarire, curare, risanare (è la stessa radice del termine italiano medicina). Si tratta, dunque, di un esercizio di guarigione. Ci si prende cura di se stessi lasciandosi guarire dalla Parola che si sta accogliendo. Pur nella diversità dei modi ogni atto meditativo risana mente e cuore aprendoli alla profondità dell'incontro con Dio e con la verità profonda di se stessi.
Meditazione intellettiva
Nel vocabolario la meditazione è presentata in questo modo:
"Fermare a lungo e con intensa concentrazione spirituale la mente sopra un oggetto del pensiero, considerare profondamente un problema, un argomento, soprattutto di natura religiosa, morale, filosofica, scientifica, allo scopo di intenderne l’essenza, indagarne la natura, o trarne sviluppi, conseguenze, ecc. (...) Più genericamente: fermare il pensiero su qualsiasi problema che impegni l’intelletto" (Treccani).
Ogni volta che ci fermiamo a riflettere su un evento, a considerare con attenzione quali scelte fare o a cercare il senso di quanto ci sta accadendo noi stiamo meditando in modo naturale.
Quando applichiamo questa capacità allo spazio della preghiera entriamo in dialogo con il testo che abbiamo letto, ma ancor più con Colui che parla e di cui si parla nel testo.
"E' una attività che coinvolge intelligenza, memoria, fantasia, affettività. Di conseguenza da parte della persona è sperimentato un lavoro di assimilazione, di memorizzazione, di riflessione, di interpretazione-penetrazione di senso. In modo metaforico si può parlare di "masticazione", di "ruminazione" (L. Pacomio, Lectio Divina, Piemme 1986, p. 27).
Guido II, il Certosino, scriveva in proposito che "la meditazione è l'investigazione accurata, fatta con l'aiuto della ragione, di una verità nascosta", "Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto: cercate leggendo, troverete meditando (...). La lettura porta il cibo alla bocca; la meditazione lo mastica e lo tritura".
Questo approccio aiuta a leggere i fatti, a cogliere le costanti o la logica degli avvenimenti. Cerca i brani paralleli che riprendono o mutano l’affermazione per comprenderne tutte le implicazioni. Ripensa a come interagiscano la realtà odierna, le proprie idee, e la Rivelazione.
Abbiamo bisogno di questo genere di meditazione, pur consapevoli dei suoi limiti: non tutto è intellettualmente comprensibile, a volte bisogna semplicemente riconoscere che non troviamo alcun senso in alcuni testi o eventi. E il sapere, non solo quello cristiano, non è solo razionale. Ma senza questo approccio taglieremmo fuori dalla fede l'intelletto, rischieremmo derive in forme di accettazione acritica di qualunque cosa non spiegabile trasformata in "segno", quando magari è solo... inspiegabile. O, peggio, correremmo dietro ad ogni evento strano, meraviglioso, apparentemente contrario alle normali leggi del mondo fisico, diventando miracolo-dipendenti. Il successo di tanti professionisti dell'occulto o di più nostrani "presunti veggenti" (per quelli veri servono altri criteri) è sotto gli occhi di tutti. La fatica della ricerca, dell'ascolto lento, della riflessione che assapora, che torna più volte su un brano, del "perdere tempo" per qualcosa che non è certo nel suo esito e che, comunque, chiederà altre mie energie per diventare operativo, beh tutto ciò, invece, non è molto frequentato.
A proposito dell'ultima annotazione non dimentichiamo che questa forma della meditazione non si limita all'intelletto perché cerca nel testo indicazioni per cambiare la propria vita, quindi coinvolge profondamente la volontà.
Nella pratica
La meditazione intellettuale può essere accompagnata da queste domande:
cosa dice questo brano in sé?
Cosa mi racconta del mistero di Dio e della realtà umana?
Cosa dice a me? In cosa conferma o mette in discussione la mia vita?
Come mi tocca? Quali pensieri e sentimenti suscita in me?
Eccoti un semplice esempio di Meditazione Intellettiva:
Testo biblico: Matteo 5:14-16
"Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli."
Meditazione
1. Cosa dice questo brano in sé?
Gesù paragona i suoi seguaci alla luce del mondo e a una città posta su un monte. Entrambe le immagini suggeriscono visibilità e influenza. La lampada viene menzionata come qualcosa che deve essere posizionata in modo da illuminare efficacemente. Il brano conclude esortando i discepoli a lasciare che la loro luce risplenda attraverso le loro buone opere.
2. Cosa mi racconta del mistero di Dio e della realtà umana?
Questo passaggio rivela che Dio desidera che i suoi seguaci abbiano un impatto positivo sul mondo. Suggerisce che l'umanità ha la capacità di riflettere la luce divina e di influenzare positivamente gli altri. Inoltre, implica che le nostre azioni possono portare gloria a Dio.
3. Cosa dice a me? In cosa conferma o mette in discussione la mia vita?
Questo brano mi sfida a considerare quanto sono visibile come cristiano nel mio ambiente. Mi fa riflettere su come le mie azioni quotidiane possano essere una testimonianza della mia fede. Mette in discussione la tendenza a nascondere la mia fede per paura del giudizio o del rifiuto degli altri.
4. Come mi tocca? Quali pensieri e sentimenti suscita in me?
Questo passaggio suscita in me un senso di responsabilità. Mi fa sentire onorato di essere considerato una "luce" da Dio, ma allo stesso tempo mi fa riflettere su quanto spesso fallisco nel vivere all'altezza di questa chiamata. Provo un mix di entusiasmo per il potenziale impatto positivo che posso avere e di timore per la responsabilità che comporta.
5. Applicazione pratica
Alla luce di questa meditazione, mi propongo di:
1. Essere più consapevole delle mie azioni quotidiane e del loro impatto sugli altri.
2. Cercare attivamente opportunità per compiere "opere buone" che possano ispirare gli altri.
3. Superare la paura di essere giudicato e condividere più apertamente la mia fede quando appropriato.
4. Riflettere regolarmente su come le mie azioni stanno "illuminando" il mio ambiente e glorificando Dio.
Meditazione immaginativa
La meditazione immaginativa è connaturale ad ogni atto di lettura di un racconto, lo abbiamo visto introducendoci alla Lettura: quando leggiamo un romanzo ci identifichiamo con i protagonisti e il mondo del libro apre per noi nuovi mondi, diverse visioni della realtà, sentimenti sconosciuti alla nostra vita attuale. Il bello di un libro è che permette di entrare nei pensieri e sentimenti di qualcuno diverso da noi, ma con il quale entriamo in sintonia, ci immedesimiamo. Certo in parte facciamo anche l’operazione inversa: proiettiamo sui personaggi il nostro mondo, ma possiamo farlo solo in piccola parte.
Quando, però, si tratta del testo biblico in molti si manifesta una sorta di sospetto rispetto all’immaginazione, quasi si rischiasse di trasformare il Vangelo in favola. Nella tradizione, invece, ci sono secoli di meditazioni nate dentro questo modo di accostare il testo, di pregarlo, di trasformarlo in fonte vivace di immagini, sentimenti e racconti che hanno segnato la predicazione dei tanti grandi santi.
Idealmente l’intelletto, messo a fuoco l’obiettivo, dovrebbe muovere la volontà. Ma capita frequentemente che questo corretto e virtuoso modo di decidere entri in cortocircuito. Uno dei motivi è che l’intelletto spesso si accontenta di aver capito. Non vuole amare, ma solo conoscere.
La meditazione immaginativa entra come sostegno nel discernimento ad attivare la volontà, a prendere decisioni, a cambiare vita. Muove più i sentimenti che l’intelletto ed in questo aiuta a vivere la preghiera come incontro d’amore, capace di coinvolgere in una vita nuova.
Usare l’immaginazione trasforma il naturale nemico di ogni atto meditativo (quanto ci distraiamo andando via con la testa?) nel nostro miglior alleato. Tale forma della meditazione/contemplazione è profondamente cristiana. Da quando il Verbo si è fatto carne è divenuto “oggetto del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazione. Se egli non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Dio l'uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia? Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato” (San Bernardo, Discorso «De aquæductu»; Opera omnia, edit. Cisterc. 5 [1968] 282-283).
Contemplare e meditare in questo modo sono una forma del custodire, sul modello di Maria che “custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).
Nella pratica
Rileggi il brano immaginando i luoghi e le persone descritte: guardale, ascolta cosa dicono e come lo dicono, chiedi la grazia di entrare nei loro sentimenti.
Sentiti invitato ad entrare attivamente nell’episodio sia come osservatore, che immedesimandoti in uno dei personaggi.
Lascia che il mistero contemplato ti tocchi interiormente e considera come illumina la tua vita.
Per quanto riguarda la tradizione francescana, all’origine di questo approccio sta l’esperienza dello stesso Francesco che quando pregava in solitudine “nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all'Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo” (2Cel 95; FF 682).
Emblematico di un uso sapiente dell’immaginazione e degli affetti è l’episodio di Greccio nel quale il Santo desidera “rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Il suo modo di narrare la nascita di Gesù è profondamente coinvolgente perché parla il linguaggio degli affetti, ragion per cui il Celano con grande acutezza commenta come nei presenti il ricordo di quella notte “… fu impresso profondamente nella loro memoria amorosa” (1Cel 86; FF 470) che è più profonda e stabile di quella intellettuale.
E’ utile per capire questo metodo di preghiera fare riferimento a Giovanni de Caulibus, frate minore nato a San Gimignano e morto nel 1335. La sua opera più famosa si intitola Meditationes Vitae Christi e rappresenta uno dei testi più significativi della ascetica e mistica francescana. Il successo fu dovuto in parte al fatto che la paternità dell’opera venisse attribuita a san Bonaventura ma soprattutto dipendeva dall’aiuto che porgeva per imparare a meditare. Nel Prologo dell'opera introduce il metodo:
“…non preoccuparti di soddisfare le orecchie, bensì di nutrire l’anima (…) Non farti l'idea che possa essere oggetto di meditazione tutto ciò che Gesù ha detto o fatto, per quanto ci consta. Io comunque, per stamparteli maggiormente nell'anima, ti esporrò i fatti così come si sono svolti o almeno come l'istinto religioso immagina che possano essersi svolti, facendo uso di plastiche riproduzioni di immagini che ciascuno può interpretare a modo suo. In realtà, anche per quanto riguarda la meditazione, l'esposizione e la comprensione della scrittura divina, esistono molti metodi, a seconda dell'utilità che uno vuole ricavarne, purché ciò non sia contrario alla verità storica, né alla giustizia né all'insegnamento in essa contenuto: che non sia contrario, insomma, alla fede e alla sana morale. Allora, quando mi senti dire: il Signore Gesù ha parlato e si è comportato così e così, e lo stesso se si tratta di altre persone, se proprio non lo si può provare con dati della scrittura, non dare a ciò che dico altro peso se non quello di una devota considerazione. In ogni caso, però, se tu desideri veramente trarne frutto, fa come se tu partecipassi personalmente ai discorsi e agli avvenimenti del Signore Gesù che vengono riferiti, proprio come se li udissi con le tue orecchie o li vedessi con i tuoi occhi; impegnaci effettivamente tutta l'anima, con diligenza, con gusto e senza fretta, dopo aver tagliato fuori ogni altro pensiero e ogni altra cosa da fare” (Giovanni de Caulibus, Meditazioni sulla vita di Cristo, in Mistici francescani, Sec. XIV, Editrici Francescane 1997, pp. 816-817).
Attenzione dunque a distinguere la fantasia dall’immaginazione, ma questa può essere molto utile per la preghiera.
Piccolo approfondimento
Se ti può servire ecco un esempio di Meditazione Immaginativa:
Preparazione
Trova un luogo tranquillo, siediti comodamente e fai alcuni respiri profondi. Chiudi gli occhi e lascia che la tua mente si calmi. Poi leggi il testo
Testo biblico: Luca 5:1-11 (La chiamata dei primi discepoli)
Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Immaginazione
Immagina di trovarti sulla riva del lago di Gennesaret. Senti la brezza leggera sulla pelle, l'odore dell'acqua e del pesce. Il sole sta sorgendo, illuminando dolcemente la scena.
Vedi Gesù che cammina lungo la riva. Osserva il suo volto, il suo portamento. Come si muove? Quale espressione ha?
Nota i pescatori che stanno lavando le reti. Osserva i loro volti stanchi dopo una notte di lavoro infruttuoso. Puoi sentire il suono delle reti che vengono sciacquate nell'acqua?
Gesù si avvicina a una delle barche, quella di Simone. Lo senti chiedere gentilmente di allontanarsi un po' da riva. Osserva Simone mentre spinge la barca in acqua.
Ora Gesù è seduto sulla barca e insegna alla folla. Ascolta la sua voce. Che tono usa? Che effetto hanno le sue parole su di te e sulla folla sulla riva?
Dopo aver finito di parlare, Gesù si rivolge a Simone. "Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca." Osserva l'espressione di Simone. Puoi percepire la sua stanchezza e il suo scetticismo?
Guarda mentre gettano le reti. Improvvisamente, le reti si riempiono di pesci, talmente tanti che le reti quasi si rompono! Immagina l'eccitazione, la sorpresa, forse anche il timore che pervade i pescatori.
Simone cade in ginocchio davanti a Gesù. "Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!" Guarda negli occhi di Simone. Cosa vedi? Paura? Meraviglia? Umiltà?
Osserva Gesù mentre risponde con gentilezza: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini." Cosa provi nel sentire queste parole?
Infine, guarda i discepoli mentre tirano le barche a riva, lasciano tutto e seguono Gesù. Immagina i loro passi sulla sabbia mentre si allontanano dalle loro vecchie vite per iniziarne una nuova con Gesù.
Arrivati a questo punto normalmente si entra nella preghiera e nella contemplazione. Accogli ciò che ti viene donato.
Conclusione
Prendi un momento per ringraziare Dio per questa esperienza. Lentamente, riporta la tua attenzione al presente, apri gli occhi e porta con te le intuizioni e le emozioni che hai sperimentato.
Terminato il momento di preghiera
Dopo il tempo della preghiera, se lo desideri e ti è utile (di solito dopo le prime esperienze per capire cosa sta succedendo) puoi ripensare a quanto vissuto attraverso le seguenti domande:
- Quale parte della scena ti ha colpito di più?
- Con quale personaggio ti sei identificato maggiormente? Perché?
- Quali emozioni hai provato durante questa meditazione?
- Come si collega questa scena alla tua vita attuale?
- C'è un invito personale che senti rivolto a te in questa meditazione?
Meditazione cristiana
La meditazione cristiana è molto diversa dalle precedenti. L'ho fatta rientrare nelle forme della meditazione solo a causa del suo nome, ma per coloro che la praticano essa è tutta la preghiera, non una sua parte. É una preghiera che richiede pochi elementi, facile da imparare dal punto di vista tecnico, ma che impegna una vita intera per essere fatta propria.
É guardata con sospetto da molti credenti come fosse una novità, un "cedimento" alle filosofie e vie orientali o una delle tante novità tipo new-age. In realtà, nei suoi elementi fondamentali, essa appartiene al cristianesimo sin dalle sue origini. Certo ha assunto diverse modalità espressive o ha mutuato elementi culturali a seconda del tempo e del luogo nella quale è stata vissuta, ma dentro una continuità di fondo che ha attraversato indenne i secoli.
Ci affidiamo alla penna dell'abate André Louf che, in una pagina di uno splendido testo che vi consiglio, narra in modo preciso il senso di tale preghiera:
"Il punto culminante di ogni ascesi è la preghiera continua.
Chi la raggiunge, si insedia contemporaneamente nella propria dimora spirituale. Quando lo Spirito va ad abitare in un uomo, quest'uomo non può più cessare di pregare, perché lo Spirito in lui prega senza fine. Sia che dorma, sia che vegli, nel suo cuore la preghiera è sempre all'opera. Sia che mangi sia che beva, che riposi o che lavori, l'incenso della preghiera sale spontaneamente dal suo cuore. La preghiera in lui non è più legata a un tempo determinato: è ininterrotta. Continua anche durante il sonno, ben nascosta, giacché il silenzio di un uomo che è divenuto libero, in lui è già preghiera. I suoi pensieri sono ispirati da Dio. Il più piccolo movimento del suo cuore è come una voce che, silenziosa e segreta, canta per l'Invisibile (Isacco di Ninive, Logos 35).
Una caratteristica di questa preghiera interiore nello Spirito santo è il suo bisogno di semplicità. Con l'andare del tempo, la preghiera diventa sobria. Il flusso di parole degli inizi trova pace e viene meno. Ci si attiene a una sola formula, addirittura a una sola parola, o al Nome e nient'altro. Quando Dio in persona parla nella Bibbia, si mostra sempre parco di parole, vigoroso ma conciso. Così sono le parole che il Padre indirizza a Gesù. E la risposta di Gesù è a sua volta breve. Lui stesso ammonì i discepoli di non sprecare troppe parole nella preghiera. Sono i pagani a farlo, perché non conoscono il Padre: questi sa da tempo qual è il nostro bisogno (Mt 6,7-8). Similmente la preghiera dello Spirito in noi si limita a un solo grido, ma balbettato all'infinito: Abba, Padre (Rm 8,15; Gal 4,6). Questa ripetizione continua e ritmica di una breve frase, la ritroviamo in Gesù nell'orto del Getsemani: mentre prega, ripete sempre le stesse parole (cf. Mt 26,44).
Andrè Louf, Lo Spirito prega in noi, Edizioni Qiqaion, Comunità di Bose
Molto presto questa preghiera semplice entra a far parte della tradizione. I padri la chiamavano monologhía, cioè una preghiera costituita da poche parole, o addirittura da una sola parola.
Alcuni chiesero ad abba Macario: "Come dobbiamo pregare?". L'anziano rispose loro: "Non c'è bisogno di dire vane parole, ma di tendere le mani e dire: 'Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me'. Quando sopraggiunge una tentazione, basta dire: 'Signore, aiutami!'. Poiché egli sa che cosa è bene per noi e ci fa misericordia" (Macario 19).
Questa tradizione è costante sia in oriente che in occidente.
Con l'andare del tempo essa farà sorgere le invocazioni che già Cassiano (morto nel 435) sembra conoscere: preghiere semplici, che richiedono poco tempo e poco sforzo, ma particolarmente efficaci». Cassiano dava la preferenza al versetto del salmo: "O Dio, vieni in mio aiuto; Signore, affrettati a soccorrermi" (Sal 69,2): ne descrive in lungo e in largo tutti i vantaggi. Altri sceglievano invocazioni più brevi tratte sovente dall'evangelo. Così per esempio Giovanni Climaco:
Non affannarti a sottilizzare sulle parole da usare nella preghiera. Spesso infatti balbettii semplici e disadorni di bambini placarono il Padre che è nei cieli. Non molte parole devi cercare, perché tale affannarsi causa la dissipazione della mente. Con una frasetta il pubblicano placava il Signore, e una sola espressione pronunziata con fede salvò il ladrone. Molte parole spesso distraggono nella preghiera perché riempiono la mente di fantasie; una sola parola spesso contribuisce al raccoglimento. Quando a un certo punto della preghiera c’è una parola che ti piace e ti concilia la compunzione, resta lì: allora si unirà alla tua preghiera l’angelo custode (Giovanni Climaco, La scala del paradiso).
Numerose invocazioni molto brevi che la Bibbia ha conservato possono sempre alimentare la nostra preghiera. L'evangelo e i salmi ne sono una miniera. Per ciascun momento di preghiera si può trovare l'invocazione appropriata, ascoltando il proprio cuore e lo Spirito santo che lo tocca dall'interno: "Signore Gesù, io credo; aiuta la mia incredulità". "Signore Gesù, tu lo sai che ti amo". "Signore, non la mia ma la tua volontà” ... L'elenco è senza fine e ciascuna parola è inesauribile nella luce e nella forza dello Spirito Santo.
Finché una di queste formule sostiene il movimento del cuore, non bisogna distaccarsene. Si aderisca ad essa tranquillamente, finché il cuore intero arda interiormente, secondo il volere di Dio. Si può anche provare a respirare al ritmo di questa invocazione. Così il corpo si mette in sintonia con le pulsazioni della preghiera. La Parola di Dio, che lo Spirito santo ha ispirato per noi nella Scrittura, il nostro respiro la restituisce a Dio. Mediante la Parola della preghiera, il nostro spirito vitale si unisce allo Spirito di Dio.
Quella che la tradizione bizantina conosce sotto il nome di "preghiera di Gesù" è una forma fra le tante. Anch'essa è una preghiera divenuta monologica, semplice, attorno al Nome di Gesù e a una parola dell'evangelo che ha attirato l'attenzione, la preghiera del pubblicano: "Abbi pietà di me, povero peccatore!".
Come fare?
Siediti in una posizione che tu possa mantenere a lungo senza necessità di muoverti. La schiena diritta, ma non rigida, non appoggiata allo schienale. Chiudi gli occhi. Fai qualche respiro profondo, senza forzare, e poi torna a respirare normalmente.
Recita il versetto che hai scelto o il Nome di Gesù. Usa la ripetizione continua per "abbassare il volume" dei pensieri, anche quelli devoti, e dell'immaginazione. Quando ti distrai torna semplicemente alla Parola: sii gentile e amorevole con te stesso, nessuno riesce a non distrarsi mai.
Terminato il tempo che hai fissato per la meditazione riapri gli occhi. Recita con calma un Padre nostro e concludi con un segno di croce.
Una ripetizione dopo l'altra ti accorgerai che a volte non ti sembrerà più di dire quel versetto, ma di ascoltarlo. Il tuo cuore comincerà a ripeterlo, la tua mente smetterà di parlare e comincerai ad ascoltare, cioè a pregare.
La ripetizione di questo versetto può durare il tempo di una sessione di preghiera o giorni. Ad un certo punto incrocerai una Parola diversa dalle altre - lo capirai quando accadrà - e diventerà il versetto che ti accompagnerà per anni o per tutta la vita. Non avere fretta di trovarlo: arriverà a suo tempo. Continuerai a meditare accogliendo la Parola di ogni giorno e pregando ora uno, ora l'altro testo, ma quella Parola si stabilirà nel tuo cuore diventando la melodia principale della sinfonia della preghiera.
anche se immagino alcuni di voi avranno diverse domande su tutte le altre meditazioni appartenenti a tante diverse tradizioni religiose e filosofiche. Il problema è che io non saprei dare risposte alle vostre domande: servono conoscenza ed esperienza per parlare di qualcosa e io ho vissuto entrambe solo per quanto vi ho scritto sopra.
Mi limito solo a fare qualche nota rispetto alla meditazione in uso nella Mindfullness, introdotta in occidente da Jon Kabat-Zin. Fedele a quanto detto sopra, lo faccio solo perché l'ho sperimentata seguendo un corso MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction program, ovvero, in italiano, Programma per la riduzione dello stress/sofferenza basato sulla consapevolezza).
Anzitutto, però, deve essere ben chiaro che la Mindfullness non ha nessuna intenzione di essere un metodo per pregare. E infatti non lo è. Però è un utile esercizio di ascolto di se stessi: corpo, sensi, pensieri, emozioni vengono fatti oggetto di attenzione consapevole e non giudicante. Si ascolta e si prende atto di quanto esiste e si sta vivendo, senza cercare di modificare nulla, solo accogliendo la realtà per come è. E in questo processo le parti più importanti sono gli istanti nei quali diventiamo consapevoli di esserci distratti. In quei pochi secondi diventiamo totalmente consapevoli di noi, e quando, pochi istanti dopo, la mente tornerà a perdersi, di nuovo, con gentilezza, calma, senza arrabbiarci o giudicarci, torneremo a diventare consapevoli di esserci distratti.
Venendo a noi. I protocolli di questo metodo sono totalmente laici e applicati a livello clinico per diverse problematiche. Proprio per questo possono essere interessanti. Infatti, a differenza di altre forme di meditazione fortemente connotate dal contesto religioso nel quale sono nate, questa è stata spogliata di ogni riferimento alla fede, dunque, presenta meno problemi ad essere integrata in alcuni passaggi della nostra preghiera.
In particolare vi ho suggerito il tempo dell'entrare in preghiera, perché l'esperienza mi ha insegnato che si tratta di metodica molto efficace per essere presenti qui e adesso: elemento essenziale alla dimensione della preghiera.
Inoltre è un utile allenamento a gestire le distrazioni senza entrare nella spirale dei sensi di colpa ("Come mi sono potuto distrarre mentre dialogavo con Dio?") e imparando a tornare con gentilezza alla preghiera: Dio non se ne è andato mentre io ero distratto, è sufficiente ritornare cosciente di Lui.
Infine, questo ascolto di se stessi credo sia importante anche nella preghiera. Un dialogo presuppone due interlocutori e non possiamo dare per scontato che noi siamo presenti perché, purtroppo, siamo disabituati ad ascoltarci, oltre che ad ascoltare. Assumiamo i desideri che altri ci propongono perché non abbiamo il coraggio di sentire i nostri.
Dio ci vuole vigili, presenti, dialoganti, consapevoli, responsabili. In una parola: liberi. Tutte le diverse tecniche che stiamo visitando servono a condurci a questo. Se anche questa tecnica può servire, usiamola pure. Non dimentichiamo poi che, come al solito non va bene per tutti e ciascuno deve fare ciò che lo aiuta a vivere il dialogo con l'Amore.