Dal sussidio: “INSEGNACI A PREGARE”. Vivere l’Anno della Preghiera in preparazione al Giubileo 2025. Preparato dal Dicastero per l’evangelizzazione
«INSEGNACI A PREGARE» (Lc 11,1): PER UNA SCUOLA
DI PREGHIERA
Nel Vangelo di Luca troviamo i discepoli di Gesù che si avvicinano al Maestro con una richiesta profonda e significativa: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1). Questa domanda, che riflette certamente la consapevolezza del loro limite e della necessità di una indicazione anche pratica rispetto al modo di pregare, nasconde, al suo interno, anche una dimensione propria di ogni persona: il bisogno di un maestro, di una guida che accompagni verso le cose più importanti della vita. Alla scuola di un maestro, il discepolo può crescere solo se cammina nel solco segnato da chi lo precede: camminando sulle stesse orme del maestro, infatti, ne saprà cogliere l’abilità e, pian piano, nascerà quel senso di emulazione che un giorno gli permetterà di raggiungere le stesse conoscenze: «Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando», «chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi» (Gv 15,12; 14,12).
Queste parole sono avvertite dai discepoli, anche per quel che riguarda la preghiera: stando alla presenza del Maestro, sono attratti dal suo modo di pregare, dal suo ritirarsi in disparte, dal rapporto con il Padre che si manifesta anche per mezzo della coscienza profondamente radicata nell’orazione continua. Nasce così l’attrazione per quel rapporto di Figliolanza al punto che gli apostoli desiderano esserne resi partecipi. Grazie a questo desiderio, il Maestro decide di insegnar loro a pregare, dando così vita ad un'autentica “Scuola di Preghiera” che trasformerà un desiderio in una vera e propria esperienza capace di plasmare il loro rapporto con Dio e, dunque, con gli altri uomini.
Tutto ciò, richiama quel che il Santo Padre ha più volte ricordato, sottolineando come la preghiera non è solo una pratica devota, bensì essendo paragonabile a un «respiro dell’anima», è l’espressione di un bisogno profondo e naturale di ogni essere umano. La preghiera, secondo Papa Francesco, è un vero dialogo con Dio, un «faccia a faccia con Lui» (Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 15 marzo 2018), un momento di ascolto e di risposta, dove il fedele si apre alla volontà e alla guida del Signore. Sotto questo punto di vista, la richiesta dei discepoli rivela come la preghiera non sia una formula di comunicazione automatica, ma, al contrario, richiede l’insegnamento, la disciplina, le modalità che solo il Maestro può indicare. Come i discepoli hanno chiesto a Gesù di insegnare loro a pregare, anche noi, per entrare in un rapporto più intimo e personale con Dio, non dobbiamo temere di chiedere aiuto, in primis, al Maestro e, successivamente, a chi, come guida spirituale, da più tempo cammina alla presenza del Signore e ha già imparato a riconoscerne i passi e la strada.
Adorazione: L’adorazione è un atto di umiltà e reverenza davanti alla grandezza di Dio. Il Papa, nelle sue riflessioni, ci ricorda spesso che nell’adorazione riconosciamo la sovranità di Dio e la nostra totale dipendenza da Lui. Questa forma di preghiera ci apre a un più profondo senso di meraviglia e stupore di fronte all’onnipotenza e alla bontà di Dio, rafforzando la nostra fede e la nostra fiducia in Lui. Si distingue per essere un atto di riconoscimento della maestà di Dio, non solo come Creatore ma anche come Fonte Viva di amore e di misericordia infiniti. Nell’adorazione, il cristiano è chiamato a mostrarsi a Dio con cuore puro e umile, riconoscendo la propria limitatezza di fronte all’immensità divina. Questo tipo di preghiera non richiede richieste o suppliche, ma è un’espressione pura dell’anima che si rivolge a Dio in gratitudine e reverenza, come davanti al Mistero Increato.
Lode e Ringraziamento: La preghiera di lode e ringraziamento rappresenta un’espressione di gioia e gratitudine verso Dio per i suoi innumerevoli doni e benedizioni. Nella lode, celebriamo la grandezza, la bellezza e la bontà di Dio, riconoscendo la Sua Presenza viva e vivificante nella nostra vita e nel mondo che ci circonda. Nel ringraziamento, rispondiamo con gratitudine alle opere di Dio, dalle più piccole alle più grandi, consapevoli che ogni bene che riceviamo è un segno della Sua infinita bontà. Questa forma di preghiera ci aiuta a coltivare un atteggiamento di riconoscenza, capace di plasmare il nostro sguardo verso i fratelli come segno e testimonianza della carità con cui Dio ci ama.
Intercessione: La preghiera di intercessione è la preghiera che meglio esprime la Comunione dei Santi: ci permette di pregare per le esigenze degli altri, mostrando solidarietà, comprensione e compassione. È bene sottolineare l’importanza di questa forma di preghiera come atto di amore e solidarietà cristiana, che ci unisce agli altri e ci rende partecipi delle loro sofferenze e delle speranze del nostro prossimo. La preghiera di intercessione è un potente strumento di comunione, attraverso il quale possiamo portare davanti a Dio le necessità del mondo e i bisogni dei nostri fratelli e sorelle.
In questo modo, la preghiera di intercessione diventa un ponte che collega i fedeli e le loro intenzioni, trascendendo i confini dello spazio e del tempo, per condividere le gioie e le sofferenze gli uni degli altri davanti a Dio. Nel contesto del Giubileo, anche la grazia dell’indulgenza plenaria da applicare ad un fedele defunto è un’espressione della preghiera di intercessione che ci unisce ancora a tutti i nostri cari defunti, con i quali un giorno potremo godere dei beni celesti.
Supplica: La preghiera di supplica riflette la nostra umana vulnerabilità e il nostro bisogno di aiuto: con questo tipo di preghiera, presentiamo a Dio le nostre necessità personali, i nostri desideri più profondi, e le nostre preoccupazioni più urgenti. Siamo incoraggiati a presentare le nostre richieste a Dio con fiducia e perseveranza, ricordandoci che Lui è sempre pronto ad ascoltare i nostri cuori: «ci chiede costanza, ci chiede di essere determinati, senza vergogna. Perché? Perché io sto bussando alla porta del mio amico. Dio è amico, e con un amico io posso fare questo. Una preghiera costante, invadente» (Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, 11 ottobre 2018). La supplica, quindi, diventa un momento di intima comunione con Dio, dove la nostra vulnerabilità si incontra con la Sua infinita misericordia e amore: attraverso di essa, impariamo a fidarci più profondamente di Dio, affidandogli tutta la nostra vita, le nostre preoccupazioni, le nostre speranze e i nostri desideri.