Entrare nella preghiera
Primo metodo
Trova un luogo dedicato alla preghiera
Fai silenzio e il segno della croce
Rinnova la consapevolezza dello sguardo di Dio su di te
Chiedi perdono per eventuali situazioni che disturbano la preghiera
Invoca lo Spirito Santo
Secondo metodo
Trova una posizione comoda
Porta l'attenzione al tuo corpo e al respiro
Osserva le sensazioni senza giudicare
Se la mente vaga, riporta gentilmente l'attenzione al respiro
Concludi con tre respiri profondi
Intenzioni nella preghiera
Apertura all'ascolto: Non solo parlare a Dio, ma ascoltarlo
Obbedienza: Desiderio di imparare e cambiare la propria vita
Libertà interiore: Entrare senza predeterminare cosa accadrà
Totalità: Coinvolgere tutto di sé (corpo, mente, cuore, volontà)
Accoglienza: Lasciare che Dio ci guardi con amore e perdono
Ecco in sintesi cosa troverai in questa sezione:
Entrare nella preghiera è un momento delicato e spesso sottovalutato. Ecco due metodi e alcuni suggerimenti sulle intenzioni per aiutarti:
Entrare nella preghiera è un’operazione delicata. Capita spesso di cominciare a pregare solo verso la fine del tempo della preghiera semplicemente perché la mente ha continuato a restare nelle attività precedenti o si è affannata per quelle successive. È come avere per le mani uno strumento che va accordato: l’esperienza e l’orecchio ti aiutano a rendere sempre più veloce questa operazione, ma ci sono giorni nei quali solo una corda va portata in armonia con le altre e giorni nei quali tutte sono scordate. Così nella preghiera non tutti i giorni sono uguali: a volte bastano pochi istanti, altre volte si esaurisce tutto il tempo a disposizione.
Non si tratta di cose complicate, ma chiedono attenzione. Non bisogna diventare ossessivi, perché non saremo mai nelle condizioni ideali, ma dobbiamo essere consapevoli che la mancata cura del tempo e dei modi per entrare in preghiera spesso rende difficoltosa l’intera esperienza.
Ti posso suggerire un paio di modi per entrare nella preghiera.
Il primo è il più utilizzato per la sua semplicità e perché adatto a tutti: sono una serie di indicazioni, di piccoli riti e testi che aiutano a disporre il cuore all'ascolto.
Il secondo, più recente, prende in prestito dalle moderne forme di Mindfulness alcune tecniche che aiutano a fare spazio al silenzio. Diremo qualcosa di più in proposito nella sezione dedicata alla meditazione (la trovi qui). Vedi quale metodo può essere maggiormente utile sperimentandolo per qualche tempo.
NOTA: All'inizio ti consiglio di seguire quanto indicato in modo abbastanza preciso, ma ti accorgerai presto che ci saranno giorni nei quali una delle cose che ti suggerirò proprio non riuscirai a farla o, viceversa, che uno dei passaggi occuperà l'intero momento di preghiera. Va bene così. Ricorda che quanto ti sto indicando non è una gabbia, ma sono gli strumenti che, una volta imparati, devono essere personalizzati. Inoltre lo Spirito Santo può far quello che vuole nel tempo della preghiera: se il semplice fare un segno della croce o la coscienza dello sguardo di Dio su di noi o qualunque altro elemento diventano all'improvviso così significativi da riempire il cuore e gli affetti non avrebbe alcun senso proseguire per fare le altre cose. Se stai mangiando cibi buonissimi in un ristorante non ti alzi a metà per andare in un altro locale e vedere se si mangia meglio.
Primo metodo
A) Trova un luogo da dedicare ordinariamente alla preghiera.
Analogamente a quanto fai entrando in una chiesa (apri la porta, ti segni con l'acqua benedetta, fai una genuflessione, ti rechi alla panca e ti inginocchi) trova gesti o posizioni del corpo (ad esempio: stai in piedi o mettiti in ginocchio per qualche istante, recita una preghiera di lode alzando le braccia o tenendole a forma di croce, apri la Bibbia con calma e desiderio di ascoltare, ecc.) che funzionino come "riti di ingresso".
Attraverso questi gesti cerca di staccare dalle occupazioni ordinarie e di volgere il cuore al Signore, che è lì presente.
B) Fai silenzio per qualche istante e fai il segno della croce.
C) Rinnova in te la consapevolezza di essere sotto lo sguardo di Dio. Non è una minaccia, ma la gioia di uno sguardo personale: Dio vede me. Non sono uno sconosciuto ai suoi occhi, non sono uno della folla. Lui che chiama le stelle per nome (Cfr. Sal 147,4) si occupa di me, parla con me, agisce per me, abita in me.
“Signore che sia da te guardato con gli occhi con cui hai guardato Pietro, facendolo piangere per il suo peccato, gli occhi con cui hai guardato il figliol prodigo, quando gli andasti incontro per riceverlo col bacio di pace, gli occhi con cui hai guardato il pubblicano quando non osava alzare lo sguardo al cielo, gli occhi con cui hai guardato la Maddalena, quando con le sue lacrime ti lavava i piedi, gli occhi, infine, con cui hai guardato la sposa del Cantico dei Cantici quando le hai detto: "Sei bella, amica mia, sei bella! i tuoi occhi sono di colomba!". Perché, compiacendoti degli occhi e della bellezza dell'anima mia, tu le dia quegli ornamenti di virtù e grazia che possono sempre farla apparire bella”.
san Pietro d'Alcantara
Vi sembra troppo poetico? Un pochetto sì, ma la pace dei pensieri e dell’immaginazione dipende anche dall’entrare nel mondo degli affetti: se mi sento amato, il resto scompare o si relativizza.
Non ci illudiamo però che questo accada così velocemente. Più volte intelletto, volontà, sentimenti, memoria, corpo, ecc. entreranno in gioco come “disturbatori” della preghiera. La sfida sarà ogni volta usarli come alleati, invece che combatterli come nemici.
D) Se c’è una situazione che disturba la preghiera, una scelta sbagliata operata nelle ore precedenti, chiedi a Dio il perdono.
La Liturgia ci insegna a iniziare la preghiera con un atto di pentimento per i peccati commessi. Non è, però, un modo per concentrarci su noi stessi, al contrario è l’invito a uscire da noi per aprirci al Dio Misericordia, che ci guarda, appunto, con occhi compassionevoli. Noi non siamo determinati solo dai nostri peccati. Questi, nei casi più gravi, sono sfregi sul nostro volto di figli, ma il Padre vede la verità di noi: figli amati, corpo del Cristo, templi dello Spirito, abitazione e dimora del Dio Uno e Trino. Chiedere perdono dei peccati è aprirsi a questo sguardo.
E) Invoca lo Spirito Santo: usa un testo che conosci o semplicemente le tue parole.
Vieni, Spirito creatore
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato.
O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima.
Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore, irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.
Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male.
Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Amen
Vieni, santo Spirito
Vieni, Santo Spirito,
mandaci dal cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
soave refrigerio.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima,
invadi nel profondo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza il tuo soccorso,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
raddrizza ciò ch'è sviato.
Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.
Amen.
Secondo metodo
Scegli una posizione che favorisca la concentrazione, deve essere comoda, ma non tanto da favorire il sonno.
Non è detto che debba essere la stessa per tutto il tempo della preghiera, può anche servire da semplice passaggio dalle occupazioni ordinarie al tempo dedicato all’ascolto. Dipende molto dalle tue caratteristiche personali: alcuni non riescono a restare fermi in una posizione, altri sono molto aiutati, invece, dal mantenerla. Sperimenta e capirai. Tieni conto, inoltre, che nel corso del tempo cambiamo anche sotto questo punto di vista.
La posizione che ti consiglio se sei alle prime armi è seduto su una sedia, scalzo, con i piedi ben appoggiati a terra e la schiena dritta ma non rigida, staccata dallo schienale. Le mani possono riposare sulle cosce. Se preferisci, puoi anche sederti a terra su un cuscino o sdraiarti, l'importante è che tu sia comodo e rilassato. Non devi immaginare di sentire qualcosa, non devi visualizzare le parti del corpo che verranno indicate: devi sentire solo ciò che stai realmente percependo con i sensi. E se non senti niente registra semplicemente il fatto che la tua sensazione attuale è: nulla. Con il tempo le tue sensazioni si affineranno.
1. Chiudi gli occhi dolcemente o, se preferisci, mantieni lo sguardo basso e sfocato.
2. Porta l'attenzione al tuo corpo. Nota i punti di contatto con la sedia o il pavimento. Senti il peso del corpo che si appoggia. (pausa)
3. Concentrati sulle mani. Senti il contatto con le cosce o tra le dita se sono intrecciate. Nota la temperatura. (pausa)
4. Porta l'attenzione ai piedi. Senti il contatto con il pavimento. Nota eventuali sensazioni nelle dita dei piedi. (pausa)
5. Ora, espandi la consapevolezza a tutto il corpo. Nota eventuali sensazioni: calore, freschezza, formicolio, pesantezza o leggerezza. Non giudicare, osserva solamente. (pausa lunga)
6. Ora, concentrati sul respiro. Non cercare di cambiarlo, semplicemente osservalo. Nota l'aria che entra ed esce dalle narici o il movimento del petto e dell'addome. (pausa lunga)
7. Se la mente vaga, non preoccuparti. È normale. Semplicemente, riporta gentilmente l'attenzione al respiro. Concentra la tua consapevolezza su un punto specifico del corpo coinvolto nella respirazione: narici, naso, gola, polmoni, addome. Resta in ascolto dell'aria che entra ed esce, dei movimenti ad essa legati, ecc. (pausa)
8. Osserva se il respiro è cambiato da quando hai iniziato. Ricorda, non c'è un modo giusto o sbagliato di respirare. (pausa lunga)
9. Fai tre respiri profondi, espandendo gentilmente l'addome. Non forzare troppo. Espira lentamente. (pausa)
10. Quando ti senti pronto, apri lentamente gli occhi e prosegui la preghiera con la lettura della Parola di Dio che hai scelto (vedi la sezione successiva).
Alcuni credenti non condividono l'utilizzo di tecniche di questo genere nella preghiera, ma la mia esperienza è che si tratta di strumenti utili. Certo non per tutti. Ti chiedo solo di non escludere nulla a priori. Abbi il coraggio di sperimentare e sii consapevole che alcune cose che oggi non ti sono utili potranno esserlo in un altro momento della tua vita.
Cosa trovo di interessante in questo metodo? Anzitutto mi aiuta moltissimo ad abbassare il volume delle tante voci, desideri, cose da fare, ecc. che occupano la mia mente. In più è pensato per aiutare a portare l'attenzione al momento presente, senza giudizio, accettando la realtà per come è e non per come vorrei che fosse. Questi elementi permettono di trovare una maggior pace e concentrazione, di aprire mente e cuore alla Presenza di Dio. Infine, queste tecniche insegnano a usare i sensi come alleati: concentrarsi sulle sensazioni corporee e sul respiro aiuta ad ancorarsi al presente e a sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio corpo. Queste caratteristiche pongono nel giusto atteggiamento di fronte all'ascolto della Parola di Dio che chiede di essere accolta senza pregiudizio e da un cuore che non si affanna perché dice sì alla realtà, alla Presenza di Dio ora e qui.
Intenzioni
Queste sono le più semplici indicazioni pratiche per entrare in preghiera.
Ma sono le intenzioni quelle che discriminano tra diversi modi di entrare nella preghiera.
Spesso entriamo in preghiera spinti dal bisogno di trovare esaudimento per qualcosa che nella nostra vita non trova soluzione. Niente di sbagliato, in ciò: spesso il bisogno spinge verso la preghiera ed è giusto che sia così.
Ma è di grande aiuto imparare ad entrare nel dialogo con Dio aprendosi al desiderio di imparare un ascolto così intenso da diventare “obbedienza”. Pregare, dunque, non perché Dio faccia qualcosa per noi, ma perchè siamo noi a cambiare desideri e la nostra vita prenda direzioni nuove.
In tutta la Scrittura è attestato questo radicale orientamento del cuore e della volontà dell’orante. Entrare in preghiera è già un atto di obbedienza al Vangelo, ma essa deve far crescere in noi la capacità di aprirci alla continua novità della Sua volontà nella vita. Non per diventare burattini nelle sue mani, ma per non esserlo più nelle mani del Male. Siamo schiavi di una volontà malata che continua a farci fare scelte contrarie a quanto il nostro cuore desidera realmente: imparare ad amare.
La volontà del Padre nelle singole scelte, invece, è sempre una declinazione della sua intenzione generale nell’opera della salvezza: iI Padre vuole “che tutti siano salvati” (cfr. Gv 3,17; 1Tim 2,4) attraverso la via del triplice ed unico amore: per se stessi, per il prossimo e per Dio (cfr. Lc 10,25-28).
Quando non facciamo attenzione a questa intenzione fondamentale anche le cose più alte cominciano a corrompersi.
Facciamo un esempio restando nell’ambito della preghiera. La preghiera attraversa fasi molto diverse: a volte consola oltremisura, altre “scarnifica” nel deserto. Soprattutto all’inizio del cammino, superate le prime barriere, si comincia a sperimentare una dolcezza non paragonabile ad altre esperienze ed è facile cadere in due inganni: pregare per il piacere che ne consegue oppure giudicare ben fatta solo la preghiera che dà gusto. Leggiamo cosa dice san Pietro d'Alcantara in proposito:
molte persone, attratte dalla forza di questa meravigliosa dolcezza, giungono a Dio e si dedicano agli esercizi spirituali, lettura, preghiera, pratica dei sacramenti, per la gioia che ne ritraggono, così che il fine a cui tendono è il desiderio di questa meravigliosa dolcezza. Questo è un grande ed universale inganno in cui molti cadono. Il fine precipuo di tutte le nostre azioni deve essere amare Dio e cercarlo, mentre questo invece è amare e cercare se stessi, ossia la propria gioia e il proprio appagamento, che è il fine a cui i filosofi aspirano nella loro contemplazione. E questa è anche, come dice un padre della Chiesa, una specie di avidità, di lussuria, di gola spirituale, che è non meno pericolosa di quella materiale.
Da questo stesso inganno ne consegue un altro non meno grave, cioè il giudicare se stessi e gli altri sulla base di questa gioia e sensibilità, credendo che uno abbia un grado maggiore o minore di perfezione, quanto più o meno gode di Dio, il che è un grave inganno (Prima avvertenza).
Nella preghiera si entra, dunque, con totale libertà, senza predeterminare cosa vogliamo accada. Libertà verso noi stessi e verso il Signore. A volte la preghiera non dice nulla perché le nostre aspettative, forse addirittura le nostre pretese, hanno chiuso la comunicazione. Cercavamo noi stessi, non Lui, e ci siamo smarriti nei sentieri del nostro cuore (Cfr. Magnificat).
In sintesi potremmo dire che nella preghiera si entra:
con tutto ciò che siamo (corpo, intelletto, affetti, volontà, memoria…) perché non è solo pensare a Dio, ma incontrare Dio;
lasciandoci perdonare da Dio che ci guarda con amore e non ci valuta a partire dal peccato;
lasciandoci santificare dalla presenza dello Spirito, che prega in noi e per noi;
con il desiderio di fare la sua volontà e accogliere la sua salvezza.