Contemplare

Cos'è la contemplazione?

La contemplazione è un'esperienza in cui tutte le nostre facoltà si uniscono in una visione d'insieme immediata. È un modo di essere presente che va oltre il pensiero discorsivo o l'immaginazione attiva.

Tre forme di contemplazione
  1. Contemplazione naturale

    • Momenti spontanei di unità e presenza totale

    • Esempio: osservare un tramonto o guardare un figlio che dorme

  2. Contemplazione della natura

    • Pratica intenzionale di presenza consapevole nell'ambiente naturale

    • Aiuta a sviluppare la capacità contemplativa

  3. Contemplazione del Mistero

    • Apertura alla presenza di Dio oltre pensieri e immagini

    • Brevi momenti di intuizione profonda durante la preghiera

Ecco in sintesi cosa troverai in questa sezione
Punti chiave da ricordare
  1. La contemplazione non è riservata ai "mistici", ma è accessibile a tutti

  2. Puoi iniziare con la pratica della contemplazione naturale e della natura

  3. Non cercare di forzare l'esperienza contemplativa

  4. La contemplazione può influenzare positivamente tutta la vita, non solo i momenti di preghiera

  5. "Perdere tempo" in silenzio è essenziale per aprirsi alla contemplazione

"Non fare nulla. Smetti di cercare di arrivare dove non puoi giungere con le tue sole forze. Siediti e goditi il riposo, contemplando il panorama del tuo cammino spirituale."

Nello schema classico della Lectio Divina alla Meditatio segue l'Oratio che poi sfocia nella Contemplatio. E la cosa ha una sua logica evidente: la riflessione termina la propria attività perché non c'è più nulla da pensare e subentra un più vivo e compiuto dialogo tra noi e Dio. Poi anche quel dialogo si esaurisce, per quanto ci riguarda, e si sperimenta il semplice silenzio della contemplazione. Se state usando la "meditazione intellettiva" questa resta la via più consequenziale. Per cui saltate alla sezione successiva, che ho intitolato "Rispondere" e una volta terminato tornate qui.

Seguendo san Pietro d'Alcantara io ho fatto una esperienza diversa, ma questo è logico dato che il Santo privilegia l'uso della immaginazione. Sia la "meditazione immaginativa" che, ancor più, la "meditazione cristiana" sfociano, infatti, quasi naturalmente nella contemplazione, spesso, anzi, l'una e l'altra si compenetrano. Teniamo poi conto che nel volgere dei secoli e nel mutamento dei metodi, diversi elementi della preghiera venivano attribuiti ora alla meditazione, ora all'orazione, ora alla contemplazione.

NB: tanto per ribadire l'ovvio: gli schemi... sono solo schemi e le parole solo parole. Spostare un elemento da una parte all'altra è sempre fattibile, così come semplificare le cose scegliendo solo alcuni elementi. Se avrete tempo e costanza nel provare schemi diversi per un tempo ragionevole vi accorgerete, però, che ognuno privilegia un tipo di esperienza. In qualche modo, pur nella libertà dell'azione dello Spirito, porta a provare sentimenti e pensieri segnati da un sapore proprio.

Contemplazione "naturale"

Cos'è la contemplazione

Come descrivere la contemplazione?

Credo possiamo partire da alcune esperienze naturali nelle quali tutte le nostre facoltà si uniscono in una immediata visione d'insieme.

Ad esempio: l'istante nel quale un marito vede sua moglie seduta a leggere all'ora del tramonto e l'amore per la persona, la luce, la natura o gli spazi architettonici, i rumori di sottofondo, la percezione di se stessi, la storia con chi si ama e i progetti per il futuro, i sensi di colpa per non aver amato abbastanza e il fruscio delle pagine del libro... tutte queste cose si fondono in qualcosa di nuovo. Tutto è compresente, tutte le facoltà sono in gioco, eppure è come se fossero tutte superate. I sensi sono tutti all'opera al massimo delle loro capacità, eppure è come se si sperimentasse un altro senso, che tutti li comprende e tutti li trascende.

Analoghe considerazioni potremmo fare per i genitori che si fermano sulla soglia della stanza dove stanno dormendo i figli o per la visione di un panorama inaspettato nella sua bellezza.

Non succedono spesso questi momenti perché siamo troppo pre-occupati, troppo di corsa, troppo frantumati in mille pensieri e cose da fare.

Quando parliamo di contemplazione nel percorso della preghiera intendiamo qualcosa di molto simile: l'esperienza di un tempo, solitamente pochi istanti nella contemplazione ordinaria, nel quale tutto di noi è presente, ma in modo unificato. I pensieri, l'immaginazione, i desideri, il corpo, i sentimenti, il passato e il futuro, la colpa e la grazia vengono assorbiti dentro un diverso modo di esistere, tanto che potremmo dire che sono tutti al loro massimo livello e, contemporaneamente, che sono tutti superati, silenziati.

Dio è presente, oltre i pensieri o l'immaginazione o qualunque tecnica abbiamo utilizzato per arrivare a questo momento. Non abbiamo più bisogno di dire, pensare o fare qualcosa, perché, semplicemente Lui è qui. Ciò che abbiamo considerato nelle fasi precedenti è colto nell'unità profonda con ogni altro aspetto dell'esistenza, nel Mistero di Dio e nella nostra vita.

Contemplazione della natura

Probabilmente stai pensando che questa dimensione della preghiera è bellissima, ma inarrivabile. Di sicuro fuori dalla tua portata. Anch'io per lungo tempo ho pensato fosse "roba da mistici" fino a quando non mi sono accorto che, come ho cercato di scriverti sopra, la contemplazione naturale l'avevo già sperimentata, come tutti.

Ora si trattava di capire quale fosse il modo per "imparare" questo modo di vedere il mondo.

Leggendo un testo di un maestro di vita spirituale, il gesuita Franz Jalicz, ho capito che si poteva passare dalla contemplazione naturale (= spontanea) alla contemplazione della natura. Non era ancora la contemplazione di cui stiamo parlando (anche se ho imparato che non si possono mettere confini troppo precisi in questo campo), ma insegnava tutti gli elementi fondamentali della contemplazione del Mistero.

Ed era alla portata mia e di tutti.

Ecco qualche passaggio dei suoi consigli:

La pagina da cui sono tratte queste indicazioni è contenuta nel testo: Franz Jalicz, Esercizi di contemplazione, Ancora, Milano 2000, pp. 37-38. La trovi per esteso a questo link. Il colloquio che segue: idem, pp. 43-44.

Il colloquio tra Jalicz e Claudia, che viveva gli esercizi guidati da lui:

Claudia: Sono andata fuori a camminare e i miei sentimenti erano contrastanti. Non avevo nessun libro con me e poi pensavo: Eh ... qui non si può leggere.

Maestro: Ti sei sentita a disagio.

Claudia: Sì, perché senza libri mi sento spogliata, come se fossi molto di più a confronto con me stessa. Comunque sono andata lo stesso all'aria aperta. Mi sono venuti molti pensieri. Poi a un certo punto, ho visto davanti a me un albero tutto secco. Ne sono rimasta molto impressionata.

Maestro: Tu ti sei identificata con questo albero secco.

Claudia: Sì, in quell'albero ho visto me stessa. Poi è sopraggiunto un senso di tristezza, di grande tristezza. Mi sentivo come un tronco disseccato, privo di vita, morto e distrutto. Allora ho pregato come da molto tempo non ero più abituata a fare. Ho semplicemente lasciato stare tutto e l'ho guardato così com'è.

Maestro: Così ti sei sentita un po' più tranquilla.

Claudia: Sì, la tristezza ha continuato ad angosciarmi per qualche momento. A un certo punto si è fatta più forte e mi è venuto da piangere. Poi ha avuto il sopravvento una certa calma. Guardando con attenzione, ho scoperto tanta vita attorno a quell'albero secco e sono rimasta lì a lungo, in pace.

Maestro: Questa è la contemplazione. Tu l'hai scoperta in modo del tutto naturale, senza che nessuno te lo dicesse. L'amore dice: «È così com'è». Guardare e lasciare tutto così com'è. Questa è la vera contemplazione.

Contemplare il Mistero

Questi esercizi di contemplazione della natura possono aiutare a sperimentare uno sguardo diverso sulla realtà. Ora si tratta di lasciarlo germogliare anche nello spazio della preghiera.

Quando finisci di meditare o di formulare una preghiera, concediti ancora qualche minuto. Non c'è più nulla da pensare, da immaginare o da trasformare in dialogo. Permetti allo sguardo del cuore di cogliere una visione d'insieme, di stare semplicemente nel Mistero.

Non devi forzarti per arrivarci, resta solo aperto alla possibilità che accada. "Perdi tempo" senza che accada nulla di particolare e, qualche volta, ti verrà fatto un regalo.

Lascio, ancora una volta, la parola a San Pietro d'Alcantara:

Passare dal masticare il cibo al gustarlo

"L’ultima e più importante avvertenza è di cercare di fondere in questo santo esercizio la meditazione con la contemplazione, facendo dell'una gradino per salire all'altra, per cui occorre sapere che il compito della meditazione consiste nel considerare con diligenza ed attenzione le cose divine, passando dall'una all'altra per trarre da esse nel nostro cuore qualche reazione o sentimento, come chi colpisce una pietra focaia per trarne qualche scintilla. La contemplazione consiste nell'avere già tratto questa scintilla, cioè nell'avere già trovato la reazione e il sentimento che si cercava e nello stare quieti e silenziosi a godere di essa, non con tanti discorsi ed elucubrazioni dell'intelletto, bensì con una semplice visione della verità.
Per questo, dice un santo dottore, che la meditazione trascorre con la fatica e con frutto, mentre la contemplazione trascorre senza fatica e con frutto; l'una cerca, l'altra trova, una mastica il cibo, l'altra lo gusta..."
Continua la lettura

Contemplare la vita umana

"...possiamo innanzitutto indicare nella contemplazione quell'atteggiamento mentale che apre il credente a una visione unificata della vita; in questo modo contemplare è un verbo che esprime un modo particolare con cui porsi di fronte alla realtà. (...)

Comprendiamo l'invito di Gesù a coloro che sono stanchi e affaticati: chi è stanco e affaticato ha bisogno di questo respiro contemplativo come dell'ossigeno. Solo nella contemplazione dell'anima possiamo trovare quel riposo che invano cerchiamo altrove quando siamo stanchi o provati. La contemplazione è un luogo dell'anima in cui, di tempo in tempo, saper far ritorno per prendere un po' di distanza da noi stessi, dimenticare le troppe domande sul passato e sul futuro, e i troppi perché e come che ci portiamo dentro. Essa è un luogo in cui rimanere raccolti senza parole, con un distacco pieno di presenza.

La contemplazione più che uscire dal mondo è una via per entrarvi in modo diverso, dall'alto, e con amore. Non è rifiutare la civiltà, ma una forza per superarla non svalutando le realtà terrene, ma valorizzandole non in quanto beni da consumare ma da portare a compimento.

A volte si pensa alla contemplazione solo come alla dimensione legata agli stati straordinari di coscienza, in realtà dovremmo riappropriarci della contemplazione come dimensione ordinaria e feriale della vita cristiana: uno stile e un modo di vivere la fede e di portarla nel nostro modo di amare il lavoro e le responsabilità quotidiane, sociali, relazionali, affettive e famigliari, lasciandosi permeare dall'attività divina".

A. Arvalli, Il cammino di Nazareth. Introduzione a una pratica meditativa cristiana, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, 2023, pp. 36-37

Questo modo di guardare il mondo è un modo di essere, di esistere. Alla fine sperimenteremo questa contemplazione solo pochi istanti, saranno brevissime intuizioni, eppure sufficienti ad innescare in noi qualcosa che va oltre il tempo della preghiera:

Cosa fare?

Niente!

Smettila di tentare di arrivare a forza di braccia dove non puoi giungere. Fai quello che puoi per camminare, ma poi siediti e goditi la gioia di riposarti a guardare il panorama.