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Ancora in fase redazionale

Un corpo che prega

Entriamo in un tema poco frequentato nelle nostre catechesi e omelie. Tema che fa suonare i campanelli di allarme a un buon numero di ecclesiastici e teologi perché diventato cavallo di battaglia di movimenti, anche cristiani, legati al mondo orientale, alla meditazione o allo yoga. Tranquilli! Non vi chiederò di assumere posizioni improponibili e neanche accoglieremo acriticamente impostazioni che molto difficilmente possono essere avvicinate al nostro cammino di fede.

Ci poniamo, però, alcune domande che introducano ad una lettura serena e capace di integrare il corpo nello spazio della preghiera come agente attivo, capace di aprirci spazi di incontro che la mente o i sentimenti da soli non raggiungono.

Dobbiamo anzitutto affrontare e superare un radicato preconcetto: siamo abituati a pensare la preghiera come un moto dell'anima che si eleva verso l’Altissimo, tanto più efficace quanto più è spirituale, intendendo, purtroppo, per spirituale qualcosa che non ha a che fare con il materiale. Eppure, fin dalle origini, l'incontro con il Sacro ha sempre coinvolto anche la corporeità umana in un misterioso linguaggio di posture, movimenti, gesti.

Cominciando ad entrare nel tema ci rendiamo subito conto di come coesistono visioni profondamente diverse del corpo: si va dalla cura spasmodica del corpo messa in atto da una certa “religione delle palestre”, sino ad affermazioni ed esperienze che riprendono sostanzialmente l'idea di un corpo nemico dello spirito, carcere dell’anima.

È bene che siamo consapevoli di non poter risolvere questioni così complesse, e che invece ci limiteremo ad alcune osservazioni che nascono dai testi biblici e dall’esperienza. Niente di risolutivo: ci accontentiamo di poter suggerire un sentiero che l’esperienza arricchirà di mille diverse prospettive.

La convinzione/tesi di partenza è che la preghiera cristiana ha profondamente a che fare con il corpo e che non si può entrare compiutamente in dialogo con Dio se manca questa dimensione di noi.

Nel file audio che trovi qui di fianco ti propongo due ulteriori aspetti da considerare: 1) la Bibbia considera l'uomo sempre come essere unitario, nel quale le diverse dimensioni (corpo, mente, anima, ecc.) si possono distinguere intellettualmente, ma non separare nella realtà. 2) sembra esistere una "grammatica universale" del corpo che accomuna gli esseri umani. Il corpo ha un suo linguaggio.

Dato che si tratta di una riflessione abbastanza impegnativa, se ti è utile eccoti la sua trascrizione (per seguire o per riprendere con calma dopo aver ascoltato)

Posture e movimenti oranti

La tradizione cristiana sembra oggi poco avvezza a vivere quella "grammatica universale del corpo" di cui abbiamo appena parlato. Questa impressione di aver dimenticato il corpo quando si tratta di pregare, però, non coincide con la realtà. Perlomeno in alcuni ambiti.

Anche la liturgia lavora su tutto l’uomo: intelletto, sentimenti, emozioni, volontà, desideri, immaginazione, memoria, corpo. Pensiamo al coinvolgimento dei sensi e delle emozioni in una azione liturgica:

• la vista per luce (candele, vetrate, ecc.), buio, colori, vesti liturgiche, opere d’arte;

• l’olfatto per l’incenso;

  • l’udito per la musica, il canto, le parole e il silenzio.

  • Il gusto per il pane eucaristico

O a quanto tocca

• i muscoli per sedersi, alzarsi, muoversi processionalmente, alzare le mani;

  • il tempo nello sviluppo dell’anno liturgico, della disposizione oraria delle Ore.

Credo che già semplicemente nell'essere presenti a se stessi nei diversi atteggiamenti, posizioni e gesti richiesti all'interno di una normale messa cambierebbe molto la nostra esperienza.

Per verificare in modo semplice quanto la postura possa influenzare la qualità della preghiera prova a fare i seguenti esercizi:

  • Fai il segno della croce: prima in modalità “mandar via le mosche”, frettolosa, piccola e senza coscienza, poi invece preparandoti con un attimo di stacco dalle occupazione, consapevole del luogo dove sei, attento sia fisicamente che intellettualmente, e fai un gesto ampio che parta dalla fronte e arrivi all’ombelico, torni al cuore e si muova da una spalla all’altra. Sii consapevole di essere alla presenza del Padre e del Figlio e dello Spirito e del fatto che stia segnando te stesso con il segno della croce.

  • Recita il Padre nostro (o una sua parte): una volta a braccia conserte, un’altra con le mani dietro la schiena e un’ultima con le braccia alzate verso l’alto.

  • Recita l’inizio del Magnificat (“L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore”) una prima volta seduto su un divano e ripiegato su te stesso e una seconda volta in piedi, con gli occhi leggermente alzati verso l’alto, con il petto e la gola aperti e rilassati.

Ti accorgi che la posizione influenza la qualità di ciò che dici e il tuo modo di pensare? Può essere che la tua sensibilità sia un pochetto addormentata e tu non abbia quasi notato differenze, ma il semplice fatto di aver cominciato a farci caso, piano piano ti aiuterà a cogliere le differenze e a viverle in modi nuovi.

Un ultima osservazione: tutto l’agire liturgico è dentro uno spazio condiviso con altri, nei quali i corpi interagiscono anche se non lo vogliamo o non ce ne accorgiamo.

Che i corpi si muovano insieme non è indifferente al pregare di ciascuno, che si faccia silenzio insieme in ascolto della stessa parola, che si risponda con le stesse parole, che esprimono la medesima fede, che ci alziamo nello stesso momento o camminiamo insieme per accogliere - a proposito di corpi - il Corpo di Cristo… tutto ciò, se vissuto consapevolmente, trasforma dei riti formali in esperienza sostanziale, trasformante.

La liturgia parla, se ne comprendiamo la lingua. Rivela il suo senso se usiamo in tutti i suoi aspetti il suo modo di esprimersi. Nella liturgia tutto l’uomo accoglie, tutto l’uomo risponde.

E non c’è bisogno di uscire con una idea nuova o con chissà quali decisioni di conversione: se ho vissuto con verità quell’esperienza, sarà lei stessa che troverà le vie per germogliare nella vita.

testi o riflessioni da suggerire per approfondire: le spoliazioni di Frate Francesco